CONVEGNO NAZIONALE OCDS – ROCCA DI PAPA (Roma) 1° - 4 luglio 2010
Di: Maria Teresa
Cristofori (Presidente Provinciale OCDS – Provincia Romana)
Il Convegno Nazionale dell’Ordine Secolare dei Carmelitani Scalzi d’Italia sul tema:
“LA FORMAZIONE nell’OCDS a10 anni dal Congresso Internazionale del Messico”
ha avuto luogo a Rocca di Papa (Roma), presso il Centro di Spiritualità e Convegni “Mondo Migliore” dal 1° al 4 luglio 2010.
Il Coordinamento Interprovinciale OCDS, presieduto dall’Assistente Nazionale Padre Aldo Formentin e costituito dai sette Presidenti delle province OCDS italiane, ha curato l’organizzazione ed il programma del Convegno, incentrato sulla: “Formazione e programmazione dell’iter formativo nell’OCDS”
Un determinante contributo è stato dato dalla partecipazione del Delegato Generale per l’OCDS Padre Aloysius Deeney che, in qualità di Relatore, è stato presente per l’intera durata del Convegno, mettendo a disposizione di tutti la sua esperienza e la sua preparazione. Per le relazioni da lui svolte e le documentazioni presentate sulla formazione dei membri OCDS, rimandiamo alla prossima pubblicazione che comprenderà tutti gli atti di questo Convegno.
Sono stati presenti al Convegno oltre 100 partecipanti, provenienti, con i loro rispettivi Presidenti Provinciali, dalle sette Province OCDS d’Italia ed aventi qualifiche attinenti all’ambito della formazione. Tutti hanno mostrato molto interesse per gli argomenti trattati, sono stati veramente attenti nell’ascolto delle tematiche affrontate e disponibili ad offrire un personale contributo, tramite appropriati interventi e richieste di chiarificazione.
Nel pomeriggio del 1° luglio, dopo l’apertura e la presentazione del Convegno da parte di Padre Aldo, è stata data lettura della relazione predisposta dalla consorella Rita D'Arrigo Franz, riguardante “La formazione nell’OCDS a 10 anni dal Congresso Internazionale del Messico”, nella quale sono stati evidenziati i passaggi più significativi, che hanno portato al graduale rinnovamento della legislatura OCDS.
Ci siamo, poi, ritrovati in chiesa per la Celebrazione Eucaristica con Vespri, durante la quale, come comunità animata da “ un cuore solo e un’anima sola” (At.4, 32), ci siamo sentiti tutti più uniti, vicini e concordi nell’affidare al Signore la guida ed il buon esito di questo nostro incontro a livello nazionale.
INTERVENTO DEL PADRE GENERALE OCD
Il momento più gratificante del Convegno è stato determinato dall’intervento del MRP Generale Padre Saverio Cannistrà, che si è intrattenuto con noi per l’intera mattinata del 2 luglio 2010.
La sua presenza ci ha fatto sperimentare in modo concreto che “I Carmelitani secolari, insieme con i frati e le monache sono figli e figlie dell’Ordine di Nostra Signora del Monte Carmelo e di Santa Teresa di Gesù… E’ una sola famiglia, con gli stessi beni spirituali, la stessa vocazione alla santità e la stessa missione apostolica”. ( Costituzioni, 1)
Padre Saverio, presentandosi all’assemblea, ha innanzi tutto manifestato la sua gioia per aver avuto l’opportunità di incontrare, a livello nazionale, i membri dell’OCDS, parte integrante della Famiglia Carmelitana. Quindi, è passato a svolgere la sua “Lectio Magistralis” sul tema che gli era stato richiesto: “Come S. Teresa formerebbe oggi un laico carmelitano”.
S. Teresa, dottore della Chiesa universale, ha conservato nel corso dei secoli la perenne validità del messaggio, da trasmettere oggi, però, con modalità adeguate allo stile di vita, agli usi e costumi della nostra società contemporanea. La sua spiritualità è rivolta a tutti, ma può esser recepita e compresa ancor più, dai laici carmelitani che, per scelta vocazionale, intendono condividere gli stessi ideali della famiglia religiosa da Lei riformata. La vita di S. Teresa è caratterizzata dal carisma della contemplazione, alla quale si può accedere non attraverso un metodo, ma aprendosi ad una particolare relazione con Dio, vissuta sull’esempio della nostra S. Madre, alla luce del suo carisma di conoscenza. Una conoscenza intesa nel senso delle Sacre Scritture, che assume il significato di profonda relazione tra l’anima e Dio e si caratterizza per unione sponsale, come poeticamente descritta nel “Cantico dei cantici” ed offerta alla nostra riflessione anche nel “Cantico Spirituale” di S. Giovanni della Croce.
Il carisma di conoscenza consente all’anima di entrare nel mistero della vita intratrinitaria e di corrispondere a quella chiamata alla vita eterna, di cui parla l’evangelista Giovanni: “Questa è la vita eterna: che conoscano te ,l’unico vero Dio e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Gv. 17, 3).
La preghiera, tanto raccomandata da S. Teresa, ci apre alla conoscenza di Dio, ci rende partecipi del “Colloquio Trinitario” e, facendoci sentire conosciuti, ci fa scoprire chi siamo, nella vera realtà di noi stessi. Il carisma di conoscenza, tramite l’orazione, diviene per S. Teresa come un moderno radar che, proiettandosi nella sacra Scrittura e nella liturgia della Chiesa, le consente di captare impulsi ed elementi utili per penetrare nella verità di Dio, posta a fondamento della sua contemplazione.
E’ importante ricordare che i carismi dei Santi, assumono nella Chiesa una dimensione di servizio, da leggere in prospettiva spazio – temporale, da calare, poi, nel contesto dei tempi successivi. Per S. Teresa, il suo totale abbandono in Dio, seguito alla sua definitiva conversione, dopo la vista dell’Ecce Homo (anno 1554), rappresenta il big-bang, che la consegna totalmente alla persona di Gesù Cristo, il quale la libera, la guida e le dona quella vera umiltà che le consente di poter dire con S. Paolo: ”Non son più io che vivo, ma Voi, mio Dio che vivete in me” (Gal.2, 20).
Scoprendo come S. Teresa è cresciuta nella conoscenza di Dio, dell’uomo e della Chiesa, possiamo renderci conto in qual modo il suo carisma, abbia esercitato la sua influenza in anime che hanno scelto di condividere la sua spiritualità in epoche successive: pensiamo, ad esempio, a S. Teresa di Gesù Bambino, alla Beata Elisabetta della Trinità, a S. Edith Stein ed a numerosi altri Santi che, pur partendo da basi analoghe, hanno poi assunto fisionomie carismatiche personali ed irripetibili.
Per calare nel nostro tempo il progetto formativo di S. Teresa, un laico carmelitano deve proporsi di cambiare la direzione della propria vita, scegliendo di viverla all’interno della relazione con Gesù Cristo. Occorre aprirsi all’azione della grazia, per sentirsi amati e sperimentare che la vita non è più mia, ma va vissuta in comproprietà con Gesù . Guardare a S. Teresa nell’ottica del Concilio Vaticano II e dei recenti documenti della Chiesa, deve renderci capaci di espropriarci, per fare spazio all’Altro ed agli altri e cogliere, così, nei frammenti intorno a noi, il “Tutto” di Dio. Il Padre Generale, ribadendo l’esigenza di partire sempre dalla conoscenza di Cristo, ha affermato: ”Il Carmelo non è facile, ma esigente: o è tutto, o è niente” : è tutto se scende nella profondità del nostro cuore e della nostra mente, è niente se si limita a pie pratiche esteriori, che rischiano di alimentare solo ambigue enfasi mistiche.
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