domenica 2 marzo 2008

Ask Me! Chiesa di Santa Maria della Vittoria Via XX Settembre , 17 Roma



IL CASO. Cinquant’anni fa il primo programma sulla clausura realizzato da Sergio Zavoli tra le mura di un convento bolognese
Intervista al silenzio


DA PIACENZA BARBARA SARTORI
B ologna, marzo 1958, monastero delle Carmelitane Scalze: per la prima volta i microfoni della Rai varcano la soglia della clausura. A rispondere alle domande di Sergio Zavoli è la sottopriora suor Maria Teresa dell’Eucaristia, al secolo Tosi, 39 anni, figlia di un orefice piacentino. L’intervista diventa il cuore del documentario Clausura, destinato a segnare il destino di entrambi. Un’intervista fatta più di sospiri e silenzi che di parole. Eppure quella monaca dal volto velato suscita reazioni inattese. Il monastero è inondato da un fiume di lettere.
Un’umanità ferita e inquieta chiede aiuto. E in suor Maria Teresa si fa strada l’idea di una nuova forma di vita contemplativa, che sappia accogliere, pur nel silenzio e nella preghiera, le persone in faticosa ricerca di un significato per la propria vita. Da quest’intuizione nasceranno, nel ’72, l’Eremo della Trasfigurazione a Collepino di Spello e la congregazione delle Piccole Sorelle di Maria.
Cinquant’anni dopo , Zavoli ripercorre, nella città natale della religiosa, scomparsa il 18 giugno 2007, che cos’ha significato per l’Italia del boom economico la testimonianza dirompente di una giovane donna che aveva scelto la strada del silenzio. Oggi alle ore 16, all’Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, verrà riproposto il documentario che nel ’58 vinse il 'Premio Italia'. Parleranno anche suor Eliana, una delle prime compagne di suor Maria Teresa a Collepino, e il teologo don Luigi Bavagnoli. Ricorda Zavoli: «Con Clausura conobbi delle persone che si erano votate al silenzio, in una dimensione da accudire e rispettare perché è straordinaria: aperta agli echi e alle risonanze, ti permette di sostare, di pensare, di immaginare».
Nel ’58 Zavoli si rivolse all’arcivescovo di Bologna Lercaro, che allora aveva come vicario generale monsignor Bettazzi. «Non mi dissero di no, mi pregarono soltanto di pensarci su una notte. La mattina dopo, non ebbero problemi a dirmi che avrei potuto conoscere una delle donne più forti che abbia mai incontrato, suor Maria Teresa dell’Eucaristia». Un incontro - ebbe a dire una volta Zavoli - all’inizio quasi goffo, per lui, laico, che si trovava per la prima volta davanti alla grata della clausura. «Ricordo che mi salutò con il rituale 'Sia lodato Gesù Cristo' e io rimasi lì imbarazzato, non sapevo cosa rispondere. Le parlai del mio progetto.
Mi chiese come saremmo riusciti a conversare, tenendo conto del fatto che lei viveva di silenzio, ed io di parole. Io ebbi la forza di dirle che quel progetto veniva da dentro, che non avevo intenzione di fare uno scoop. Era vero; mi premeva soprattutto essere un tramite, un testimone, tra quel mondo nascosto e il grande mondo fatto di clamori, di dolore e urla che riempivano il mio essere fuori».
Così, suo malgrado, suor Maria Teresa, e
Clausura,
fecero il giro del mondo. Il documentario fu tradotto in diverse lingue. La Bbbc ne realizzò una versione in cui un’attrice interpretava la monaca.
«Faccio parte di una generazione - confidò Zavoli a suor Tosi in uno dei loro colloqui - cui non basta più la parola che mette pace. La vita sta nella continua domanda, nell’aggredire il dubbio, nel provocarlo». Questo bisogno di andare 'oltre' il giornalista lo ribadirà anche oggi a Piacenza. «Il cristianesimo non è sguardo di attesa, ma quello di chi porge e riceve, di chi si compromette. Il cristianesimo non chiede di fidarsi, ma di affidarsi. La speranza non è qualcosa a cui ti appelli quando non hai altri strumenti, ma la radice stessa del nostro agire».
Ricorda il giornalista: «Scoprii una dimensione da accudire e rispettare». A rispondere alle sue domande fu la sottopriora suor Maria Teresa dell’Eucaristia, morta un anno fa. L’intervista fu il cuore del documentario, che oggi sarà riproposto a Piacenza


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