NEL SEGNO DI KAROL
«Sono stata guarita per servire la vita»
Servire la stessa famiglia che Giovanni Paolo II ha sempre servito; difendere la vita e i valori della congregazione cui appartiene. Sono queste le motivazioni per cui suor Marie Simon-Pierre, delle Piccole Sorelle della Maternità, ha accettato che le sue consorelle pregassero per lei rivolgendosi a Papa Wojtyla. Desideri ora realizzati, dice la religiosa, che ieri si è raccontata in esclusiva nello «speciale» trasmesso da Sat2000, l'emittente dei cattolici italiani.
«Ero malata di Parkinson, diagnosticatomi nel 2000 - ha raccontato suor Marie Simon-Pierre, intervistata da Lucia Ascione -. La malattia ha avuto un'accelerazione brusca il giorno della morte di Giovanni Paolo II. Ero sempre più stanca, debilitata: quel giorno ho avuto l'impressione di aver perso un amico, qualcuno che mi comprendeva e mi aiutava a vivere con la malattia. Ma allo stesso tempo, ho capito che sarebbe vissuto per sempre e che mi sarebbe stato sempre accanto».
La svolta nel decorso della malattia, ricorda suor Marie, è avvenuta il 2 giugno 2005. «Da poco avevo appreso che dal 14 maggio tutte le mie consorelle, tutta la mia Congregazione pregava Giovanni Paolo II per chiedere la mia guarigione - racconta la religiosa -. E io ho accettato che tutte le mie consorelle pregassero non tanto per me, personalmente, ma perché io potessi continuare a svolgere la mia missione: noi siamo al servizio della vita e della famiglia che Wojtyla ha sempre servito. Se ho accettato che loro lo facessero è stato per continuare a servire la Chiesa e per difendere la vita e i valori che la nostra Congregazione aveva sempre difeso».
La sera del 2 giugno suor Marie Simon-Pierre ha un incontro con la madre superiora: «Mi chiese di scrivere su un foglio il nome di Giovanni Paolo II - racconta ricordando che la malattia le avevo tolto la possibilità di scrivere -. Quell'incontro non è stato come gli altri. Tutto era immerso in un clima di preghiera, credo che sia io che la superiora stessimo pregando insie me e Giovanni Paolo II era con noi. E io ho scritto Giovanni Paolo II, in una scrittura illeggibile». Dopo l'incontro «fatto di preghiera e silenzio» e la sosta in cappella, suor Marie va a letto, come ogni sera: «Mi sentivo come se ci fosse una forza che mi spingesse a scrivere, non è che sentissi una voce, era una forza interiore che mi diceva di scrivere ancora. Allora ho cercato una penna e ho scritto ancora: ho guardato il foglietto e mi sono detta: "ma scrivi bene, stai scrivendo bene"». Il sonno quella notte è stato diverso: «Contrariamente al solito ho dormito a lungo (soffrivo di insonnia per la malattia, dovevo prendere molti farmaci). Mi sono svegliata alle quattro e mezza con mia grande sorpresa e lì mi sono accorta che non avevo i soliti terribili dolori. Mi sono acorta che qualcosa era successo, avevo un miglioramento sensibile in tutto il corpo e, soprattutto, una grande pace interiore».
Si è resa conto subito del «miracolo»? «Allora non sapevo se potevo chiamarlo così - risponde la religiosa -. Ero malata e in quel momento ero guarita. Quando mi sono alzata sono andata a pregare davanti al Santissimo Sacramento. Con la forza che la preghiera dinanzi al Santissimo sa dare. Da quel giorno l'adorazione eucaristica è qualcosa di importantissimo nella mia vita di suora». Il primo pensiero dopo la guarigione? «Che potevo riprendere la mia attività di prima - dice suor Marie Simon-Pierre -. Guardavo la mia mano che non tremava più. Poi il mio pensiero è andato a tutti gli altri malati, in particolare quelli di Parkinson, naturalmente».
Nella casa a Grenoble il 3 giugno 2005 arriva un fax per suor Marie Marc, superiora generale delle Piccole Sorelle della Maternità, anch'ella intervistata ieri da Sat2000. «Scorsi in calce al foglio la scrittura di suor Marie - racconta -. Sapevo che non riusciva più e invece scriveva. È guarita, ho detto, è una grazia questa! Poi ho ascoltato la sua testimonianza. Lei non è cambiata affatto, è sempre la stessa».
Pace a colui che ha scritto e a chi legge.
Pace a coloro che amano il Signore
in semplicità di cuore.
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