sabato 3 marzo 2007

Un tempo la politica si occupava di dare la terra ai contadini, oggi di avvicinare al matrimonio le unioni gay. Andreotti






L'Andreotti apostrofato "omofobo"

Quel senatore contromano e il brusio conformista

Marina Corradi

«Omofobo!» E’ l’ultimo appellativo rimediato dal senatore Andreotti, colpevole di avere dichiarato: "Sono uno all’antica, le unioni le vedo solo tra un uomo e una donna", e di aver rafforzato il suo parere con una battuta in romanesco che, detta in qualsiasi ufficio o scuola, parrebbe oggi troppo poco scurrile, per far ridere. Una battuta che rievocava come un tempo la politica si occupasse di dare la terra ai contadini, e adesso di avvicinare al matrimonio le unioni gay; constatazione che è nei fatti, oltre che nella memoria di un uomo che è un pezzo di storia della Repubblica.
Ma certe battute sono lecite solo se tirano nella giusta direzione del vento, e le pronunciano la Littizzetto o la Guzzanti, le signore della satira corretta. Sul vecchio Andreotti che si è permesso una parola di troppo in contromano, bagarre: da Dario Fo al Corriere, che scaglia i suoi correttissimi strali contro il senatore "pluriassolto" (freme stizzita la penna del corsivista) e oggi promosso a guida del "partito degli omofobi". Quanto a lui, il senatore se ne infischia. Ribadisce:"Istituzionalizzare un’unione, in una legge dello Stato, indipendentemente dal sesso, è un concetto di progresso che non condivido". Poi aggiunge che "sopravviverà" anche a questo attacco - e c’è, con quello che ha alle spalle, da credergli.
Ma, nel guardare a questo scambio fra un democristiano classe 1919, ultimo rappresentante della generazione che costruì la Repubblica, e i suoi colleghi attuali, viene da pensare. Quell’uomo che le telecamere ci hanno mostrato, in occasione della fiducia al Senato, solo nel suo seggio, quasi uno che non abbia più compagni, appariva tra i senatori estraneo, come il sopravvissuto di un altro evo: cui si manifesta, quando serva, deferenza, ma, politicamente parlando, simile a un dinosauro misteriosamente scampato alla glaciazione.
E dunque, naturale che non appena il grande vecchio ha detto ciò che ha detto, tutt’attorno si sia levato il brusio che s’alza a scuola quand o un compagno la dice veramente grossa. Per Andreotti le unioni, o almeno quelle che lo Stato deve tutelare, sono cosa che riguarda "un uomo e una donna" Inaudito, oscurantista, pazzesco. "Omofobo!", e lancia in resta, dall’Arcigay a via Solferino: dove convertiti dal tradizionale aplomb moderato ci si è fatti da tempo alfieri di progressismo e "correttezza" - incuranti di qualche incidente, come lo sfortunato referendum sulla procreazione assistita.
Inaudito, oscurantista, pazzesco. L’ottantottenne senatore a vita si permette di dire che per lui le coppie, almeno quelle che il diritto deve tutelare, sono faccenda di uomini e di donne. In questo mondo dove non c’è uomo sulle foto della moda che non sia gay, dove l’orgoglio omosessuale è un imperativo fieramente esibito nei cortei, dove, diciamolo, un eterosessuale può cominciare a sentirsi un po’ strano, in questo mondo un vecchio senatore ammette di credere ancora nel vetusto modello Adamo-Eva.
La preistoria, l’età delle caverne al Senato, ululano attorno. E se l’antico senatore superstite della Costituente avesse, invece, un sensore attento a certa Italia, a una buona metà dell’Italia ancora deplorevolmente legata a certa memoria? Certa Italia, omofoba per niente, e per la quale ciascuno fa di sé quel che vuole: col desiderio però di continuare, di padri in figli, la storia. Ciò per cui da sempre si tutela l’unione stabile fra un uomo e una donna; e non qualsiasi affetto o romantica inclinazione, né quei rapporti che - certo per una riprovevole omofobia della natura - non hanno la possibilità di generare.
Sabato 03 marzo 2007- Avvenire -
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Pace a colui che ha scritto e a chi legge.
Pace a coloro che amano il Signore
in semplicità di cuore.







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