sabato 26 settembre 2009
Quel Divino Infante che tocca la vita dei «lontani» DAL NOSTRO INVIATO A PRAGA LUIGI GENINAZZI
DAL NOSTRO INVIATO A PRAGA
LUIGI GENINAZZI
I l viaggio che ha il sapore di una sfida inizierà con un gesto semplice e disarmante. Subito dopo il suo arrivo nella capitale ceca Benedetto XVI stamani si recherà in visita al Gesù Bambino di Praga, un omaggio alla devozione popolare nel Paese più scristianizzato d’Europa. L’immagine si trova nella Basilica di Santa Maria del- la Vittoria, un gioiello dell’architettura barocca che sorge nel quartiere di Mala Strana. È uno dei luoghi più visitati di Praga ma qui i turisti si trasformano in pellegrini che giungono da ogni parte del mondo per venerare
Jezulatko , la famosa statuina di cera che raffigura il Divino Infante, con una corona d’oro incastonata di diademi e un manto tessuto a mano.
La tradizione afferma che la statua, di circa mezzo metro, fu donata da santa Teresa d’Avila ad una nobile spagnola la quale, a sua volta, la offrì a sua figlia quando andò in sposa ad un principe boemo. Profanata durante la guerra dei Trent’anni, trafugata e ritrovata da un padre carmelitano, la statua divenne oggetto di una devozione popolare che si diffuse ben presto oltre i confini della Boemia. Non per nulla, sulla balaustra dove s’inginocchiano i pellegrini davanti all’altare laterale, sta un libretto con la stessa preghiera stampata in tredici lingue.
È un flusso ininterrotto di gente, poco meno di un milione all’anno. «E pensi che ci vengono pure i praghesi!», dice con sottile humour padre Petr Slejch, giovane e simpatico priore dei quattro carmelitani scalzi che si prendono cura del santuario. Vuole sfatare il luogo comune dei cechi miscredenti; lui stesso si è convertito al cristianesimo quando aveva vent’anni, ricevendo il battesimo con tutta la sua famiglia. Come mai il Papa ha scelto questo luogo per il suo primo gesto pubblico a Praga? «È del tutto logico – spiega il priore –. Il Bambin Gesù è un po’ come una foto di famiglia, è un’immagine che tocca il cuore non solo dei credenti. Ma, a differenza delle foto ricordo, è un’occasione d’incontro con l’esperienza di fede». Padre Slejch è un prete poliglotta, ha girato mezza Europa e ha tanti amici anche tra gli ortodossi della Russia. Racconta d’aver visto l’immagine di Gesù Bambino in un’icona conservata nella galleria Tretjakov di Mosca. Mentre conversiamo nel cortile del convento si forma una fila di ragazzi in attesa di parlare con lui. «Cercano un’amicizia vera, come quella di cui parla il romanzo Piccolo
Principe. A proposito, sa che il suo autore, Saint-Exupéry, era molto devoto del Gesù Bambino di Praga?». Devozione popolare e solida cultura non sono affatto in contrasto. E il Papa che non perde occasione di richiamare il legame inscindibile tra fede e ragione lo testimonia.
Il giovane priore si dice convinto che «la visita di Benedetto XVI a Praga ridarà visibilità alla figura di Cristo e rinnovato vigore alla Chiesa». Un viaggio difficile, a rischio d’insuccesso popolare? «Io non penso che il Santo Padre si preoccupi di quanti applausi potrà ricevere – ribatte padre Slejch –. Lui testimonia il Vangelo e offre spunti di riflessione a tutti». Stamani il Papa si rivolgerà alle famiglie e ai bambini riuniti in Santa Maria della Vittoria. Come un semplice pellegrino s’inginocchierà davanti alla teca che racchiude la statuina di cera e formulerà una sua speciale preghiera. Quindi ci sarà il rito dell’incoronazione del Bambino Gesù. È lui infatti «il Re nascosto» temuto dai potenti e adorato dagli umili. E forse Benedetto XVI ricorderà le parole di suor Edith Stein, la santa martire uccisa ad Auschwitz, che nell’immagine del Divino Infante di Praga aveva visto «il Re che metterà fine alle miserie dell’umanità».
Con l’omaggio al Gesù Bambino di Praga si apre stamani la visita di Ratzinger. Il priore dei carmelitani scalzi: parlerà di Cristo a un Paese secolarizzato
Avvenire
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)

Nessun commento:
Posta un commento