domenica 15 febbraio 2009
La Cetra di Elia. http://twitter.com/EliadellaCroce
DI JACQUES ELLUL Non capisco l’opinione di alcuni che esaltano il desiderio vedendovi la forma dell’indipendenza, della liberazione dell’uomo in rapporto all’universo tecnico come se oggi il desiderio potesse avere altro oggetto e altro mezzo di realizzazione che la tecnica! È un’ingenuità parlare dello scatenamento del desiderio come espressione umana in mezzo al rigore organizzato della società tecnica. Il desiderio riceve risposta nella tecnica. E poiché si esalta la liberazione del desiderio sessuale, bisognerà porsi la domanda di che cosa lo permetta: « la pillola » , ossia un prodotto tecnico. La tecnica non è solo assoggettante e rigorosa nel modo semplicistico in cui viene sempre rappresentata: essa è « liberatrice » , facendo entrare più profondamente nel sistema tecnico. Ma si cerca di opporre desiderio e tecnica, di fare del desiderio la scappatoia, la risposta, l’apertura del possibile basandosi sulle analisi di Freud. Ciò è doppiamente ingannevole e porta in realtà ad assumere una posizione metafisica. È vero che il desiderio è fondamentale e supera infinitamente tutte le realizzazioni, che spinge l’uomo ad avanzare senza tregua e che tutto ciò che oggi soddisfa il desiderio è presto superato.Ma ciò che sfugge a questa beatifica vi- sione è che l’uomo della società attuale conosce e considera una sola via alla realizzazione, alla soddisfazione dei propri desideri, ossia la via tecnica: la tecnica realizza tanti prodigi inattesi che necessariamente, quando un desiderio appare spontaneamente, l’uomo cerca risposta in un dato prodotto tecnico. Le rivolte studentesche, le critiche alla società dei consumi non fanno eccezione! L’esaltazione del desiderio ci proietta più rapidamente nella crescita tecnica. E ciò fa apparire l’altro errore: poiché razionale, la tecnica sembra essere la contraddizione dell’impulso fondamentale dell’essere. È un errore nei confronti della tecnica, che è, molto più profondamente, espressione dell’hybris. Brun dimostra in modo certo come la tecnica non sia la macchina cieca e fredda ma l’esaltante danza dionisiaca. Tecnica e desiderio si uniscono così a perfezione. Nella nostra società, l’esaltazione del desiderio può farci avanzare solo lungo la via tecnica. P er manifestare il rapporto profondo tra i bisogni umani e il loro soddisfacimento attraverso la tecnica, è inutile aggiungere lunghe trattazioni a riguardo di ciò che alcuni chiamano « bisogni nuovi o artificiali » creati in funzione della tecnica e attraverso la pubblicità, mentre altri ritengono che non ci sia nulla di nuovo e che non si possano compiere separazioni tra bisogni naturali e artificiali. Diciamo semplicemente che i bisogni fondamentali ( nutrirsi, proteggersi dalle intemperie e dai pericoli) sono completati da un lato, frammentati in un’infinità di bisogni secondari dall’altro lato grazie ai prodotti e ai processi moderni. I bisogni secondari si innestano su desideri, sogni, tendenze più antichi ed essenziali, ma divengono rapidamente « naturali » e necessari. Essi hanno un’origine tecnica perché è il mezzo messo a disposizione per soddisfarli a renderli urgenti.S i può essere perfettamente liberi avendo a ogni pasto solo del riso da mangiare, e perfettamente alienati davanti al menù di un ristorante e alla scelta tra mille piatti diversi. In realtà, esistono solo ordini di scelta ( l’ordine di scelta dell’uomo o della donna con cui si può costruire una vita è diverso dall’ordine di scelta di una marca di macinacaffè elettrico), di diversa natura, e zone di scelta. Per quanto concerne queste ultime, la zona delle mie scelte è perfettamente delimitata dal sistema tecnico: ogni scelta avviene all’interno del sistema, nulla lo oltrepassa. È per questo motivo che nasce l’ingenua protesta dell’amore libero e della non determinazione di una coppia: i poveri giovani che credono in questo modo di affermare la propria libertà non si rendono conto che si limitano a esprimere la propria appartenenza al sistema. Riducono il partner all’oggetto che fornisce una soddisfazione, come un qualsiasi prodotto tecnico, e l’incostanza della scelta altro non fa che unirsi al caleidoscopio di consumi. Non compiono alcuna scelta diversa da quella proposta dal sistema tecnico.Bisogna dissipare il mito che la tecnica aumenti le possibilità di scelta: ovviamente l’uomo moderno può scegliere tra cento marche di auto e mille tessuti...cioè prodotti. A livello dei consumi, la scelta si basa su un più ampio ventaglio.Ma a livello del ruolo nella società, a livello delle funzioni e dei comportamenti, c’è una considerevole riduzione. La scelta tra oggetti tecnici non è della stessa natura della scelta di un comportamento umano.N on c’è una categoria teorica della « scelta » che esprima la libertà. La parola « scelta » non ha alcun contenuto etico in sé, e non è attraverso la scelta di oggetti che si esprime la libertà. Ciò che ci viene offerto è la scelta tra due oggetti possiamo prendere uno e lasciare l’altro, ma mai una scelta più fondamentale, ad esempio tra ciò che è prodotto e ciò che è limitato dal processo di crescita del sistema, tra una possibilità e la soppressione dell’altra. L’aut- aut si basa su « o l’auto » « o la Tv » . Mai per esempio: o più elettricità o una riduzione dei rischi atomici. La scelta proposta è sempre falsa, perché il discorso tecnico normale consiste nell’affermare che non è necessario compiere una scelta, ma che è possibile accumulare tutto, ed essere così più ricchi e più spirituali, più potenti e più solidali. A un altro livello, si può dire che le scelte nella società tecnica vengano fatte altrove rispetto alla realtà di colui che sceglie. Il consumatore può scegliere tra moltissimi oggetti diversi da consumare, ma non sceglie mai a proposito degli investimenti, che dettano e decidono il consumo.
Jacques Ellul da Avvenire
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