sabato 24 gennaio 2009

FACEBOOK e Benedetto XVI

C ari fratelli e sorelle, in prossi­mità ormai della Giornata mondiale delle comunicazio­ni sociali, mi è caro rivolgermi a voi per esporvi alcune mie riflessioni sul tema scelto per quest’anno: Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuo­vere una cultura di rispetto, di dialo­go, di amicizia. In effetti, le nuove tec­nologie digitali stanno determinan­do cambiamenti fondamentali nei modelli di comunicazione e nei rap­porti umani. Questi cambiamenti sono partico­larmente evidenti tra i giovani che so­no cresciuti in stretto contatto con queste nuove tecniche di comunica­zione e si sentono quindi a loro agio in un mondo digitale che spesso sem­bra invece estraneo a quanti di noi, adulti, hanno dovuto imparare a ca­pire ed apprezzare le opportunità che esso offre per la comunicazione. Nel messaggio di quest’anno, il mio pensiero va quindi in modo partico­lare a chi fa parte della cosiddetta ge­nerazione digitale: con loro vorrei condividere alcune idee sullo straor­dinario potenziale delle nuove tec­nologie, se usate per favorire la com­prensione e la solidarietà umana. Ta­li tecnologie sono un vero dono per l’umanità: dobbiamo perciò far sì che i vantaggi che esse offrono siano mes­si al servizio di tutti gli esseri umani e di tutte le comunità, soprattutto di chi è bisognoso e vulnerabile. L’ accessibilità di cellulari e computer, unita alla portata globale e alla capillarità di internet, ha creato una molteplicità di vie attraverso le quali è possibile inviare, in modo istantaneo, parole ed immagini ai più lontani ed isolati angoli del mondo: è, questa, chiara­mente una possibilità impensabile per le precedenti generazioni. I gio­vani, in particolare, hanno colto l’e­norme potenziale dei nuovi media nel favorire la connessione, la comu­nicazione e la comprensione tra in­dividui e comunità e li utilizzano per comunicare con i propri amici, per incontrarne di nuovi, per creare co­munità e reti, per cercare informa­zioni e notizie, per condividere le proprie idee e opinioni. Molti benefici derivano da questa nuova cultura della comunicazione: le famiglie possono restare in con­tatto anche se divise da enormi di­stanze, gli studenti e i ricercatori han­no un accesso più facile e immedia­to ai documenti, alle fonti e alle sco­perte scientifiche e possono, pertan­to, lavorare in équipe da luoghi di­versi; inoltre la natura interattiva dei nuovi media facilita forme più dina­miche di apprendimento e di comu­nicazione, che contribuiscono al progresso sociale. S ebbene sia motivo di meraviglia la velocità con cui le nuove tec­nologie si sono evolute in ter­mini di affidabilità e di efficienza, la loro popolarità tra gli utenti non do­vrebbe sorprenderci, poiché esse ri­spondono al desiderio fondamenta­le delle persone di entrare in rappor­to le une con le altre. Questo deside­rio di comunicazione e amicizia è ra­dicato nella nostra stessa natura di esseri umani e non può essere ade­guatamente compreso solo come ri­sposta alle innovazioni tecnologiche. Alla luce del messaggio biblico, esso va letto piuttosto come riflesso della nostra partecipazione al comunica­tivo ed unificante amore di Dio, che vuol fare dell’intera umanità un’uni­ca famiglia. Quando sentiamo il bi­sogno di avvicinarci ad altre perso­ne, quando vogliamo conoscerle me­glio e farci conoscere, stiamo rispon­dendo alla chiamata di Dio – una chiamata che è impressa nella nostra natura di esseri creati a immagine e somiglianza di Dio, il Dio della co­municazione e della comunione. I l desiderio di connessione e l’i­stinto di comunicazione, che so­no così scontati nella cultura con­temporanea, non sono in verità che manifestazioni moderne della fon­damentale e costante propensione degli esseri umani ad andare oltre se stessi per entrare in rapporto con gli altri. In realtà, quando ci apriamo a­gli altri, noi portiamo a compimento i nostri bisogni più profondi e diven­tiamo più pienamente umani. Ama­re è, infatti, ciò per cui siamo stati progettati dal Creatore. Naturalmente, non parlo di passeg­gere, superficiali relazioni; parlo del vero amore, che costituisce il centro dell’insegnamento morale di Gesù: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza» e «Amerai il tuo prossimo come te stesso» (cfr Mc 12,30-31). In questa luce, riflettendo sul significa­to delle nuove tecnologie, è impor­tante considerare non solo la loro in­dubbia capacità di favorire il contat­to tra le persone, ma anche la qualità dei contenuti che esse sono chiama­te a mettere in circolazione. Deside­ro incoraggiare tutte le persone di buona volontà, attive nel mondo e­mergente della comunicazione digi­tale, perché si impegnino nel pro­muovere una cultura del rispetto, del dialogo, dell’amicizia. P ertanto, coloro che operano nel settore della produzione e della diffusione di contenuti dei nuovi media non possono non sentirsi impegnati al rispetto della di­gnità e del valore della persona u­mana. Se le nuove tecnologie devo­no servire al bene dei singoli e della società, quanti ne usano devono evi­tare la condivisione di parole e im­magini degradanti per l’essere uma­no, ed escludere quindi ciò che ali- menta l’odio e l’intolleranza, svilisce la bellezza e l’intimità della sessualità umana, sfrutta i deboli e gli indifesi. L e nuove tecnologie hanno an­che aperto la strada al dialogo tra persone di differenti Paesi, culture e religioni. La nuova arena di­gitale, il cosiddetto cyberspace, per­mette di incontrarsi e di conoscere i valori e le tradizioni degli altri. Simi­li incontri, tuttavia, per essere fecon­di, richiedono forme oneste e cor­rette di espressione insieme ad un a­scolto attento e rispettoso. Il dialogo deve essere radicato in una ricerca sincera e reciproca della verità, per realizzare la promozione dello svi­luppo nella comprensione e nella tol­leranza. La vita non è un semplice succeder­si di fatti e di esperienze: è piuttosto ricerca del vero, del bene e del bello. Proprio per tale fine compiamo le no­stre scelte, esercitiamo la nostra li­bertà e in questo, cioè nella verità, nel bene e nel bello, troviamo felicità e gioia. Occorre non lasciarsi ingan­nare da quanti cercano semplice­mente dei consumatori in un mer­cato di possibilità indifferenziate, do­ve la scelta in se stessa diviene il be­ne, la novità si contrabbanda come bellezza, l’esperienza soggettiva sop­pianta la verità. I l concetto di amicizia ha goduto di un rinnovato rilancio nel vo­cabolario delle reti sociali digita­li emerse negli ultimi anni. Tale con­cetto è una delle più nobili conqui­ste della cultura umana. Nelle nostre amicizie e attraverso di esse crescia­mo e ci sviluppiamo come esseri u­mani. Proprio per questo la vera a­micizia è stata da sempre ritenuta u­na delle ricchezze più grandi di cui l’essere umano possa disporre. Per questo motivo occorre essere at­tenti a non banalizzare il concetto e l’esperienza dell’amicizia. Sarebbe triste se il nostro desiderio di soste- nere e sviluppare on-line le amicizie si realizzasse a spese della disponi­bilità per la famiglia, per i vicini e per coloro che si incontrano nella realtà di ogni giorno, sul posto di lavoro, a scuola, nel tempo libero. Quando, in­fatti, il desiderio di connessione vir­tuale diventa ossessivo, la conse­guenza è che la persona si isola, in­terrompendo la reale interazione so­ciale. Ciò finisce per disturbare an­che i modelli di riposo, di silenzio e di riflessione necessari per un sano sviluppo umano. amicizia è un grande bene umano, ma sarebbe svuota­to del suo valore, se fosse considerato fine a se stesso. Gli ami­ci devono sostenersi e incoraggiarsi l’un l’altro nello sviluppare i loro do­ni e talenti e nel metterli al servizio della comunità umana. In questo contesto, è gratificante ve­dere l’emergere di nuove reti digitali che cercano di promuovere la soli- L’ darietà umana, la pace e la giustizia, i diritti umani e il rispetto per la vita e il bene della creazione. Queste reti possono facilitare forme di coopera­zione tra popoli di diversi contesti geografici e culturali, consentendo loro di approfondire la comune u­manità e il senso di corresponsabilità per il bene di tutti. Ci si deve tuttavia preoccupare di far sì che il mondo digitale, in cui tali re­ti possono essere stabilite, sia un mondo veramente accessibile a tut­ti. Sarebbe un grave danno per il fu­turo dell’umanità, se i nuovi stru­menti della comunicazione, che per­mettono di condividere sapere e informazioni in maniera più rapida e efficace, non fossero resi accessibi­li a coloro che sono già economica­mente e socialmente emarginati o se contribuissero solo a incrementare il divario che separa i poveri dalle nuo­ve reti che si stanno sviluppando al servizio dell’informazione e della so­cializzazione umana. V orrei concludere questo mes­saggio rivolgendomi, in par­ticolare, ai giovani cattolici, per esortarli a portare nel mondo di­gitale la testimonianza della loro fe­de. Carissimi, sentitevi impegnati ad introdurre nella cultura di questo nuovo ambiente comunicativo e informativo i valori su cui poggia la vostra vita! Nei primi tempi della Chiesa, gli A­postoli e i loro discepoli hanno por­tato la Buona Novella di Gesù nel mondo greco romano: come allora l’evangelizzazione, per essere frut­tuosa, richiese l’attenta comprensio­ne della cultura e dei costumi di quei popoli pagani nell’intento di toccar­ne le menti e i cuori, così ora l’an­nuncio di Cristo nel mondo delle nuove tecnologie suppone una loro approfondita conoscenza per un conseguente adeguato utilizzo. A voi, giovani, che quasi spontaneamente vi trovate in sintonia con questi nuo­vi mezzi di comunicazione, spetta in particolare il compito della evange­lizzazione di questo «continente di­gitale ». Sappiate farvi carico con en­tusiasmo dell’annuncio del Vangelo ai vostri coetanei! Voi conoscete le loro paure e le loro speranze, i loro entusiasmi e le loro delusioni: il dono più prezioso che ad essi potete fare è di condividere con loro la «buona novella» di un Dio che s’è fatto uomo, ha patito, è mor­to ed è risorto per salvare l’umanità. Il cuore umano anela ad un mondo in cui regni l’amore, dove i doni sia­no condivisi, dove si edifichi l’unità, dove la libertà trovi il proprio signi­ficato nella verità e dove l’identità di ciascuno sia realizzata in una comu­nione rispettosa. A queste attese la fede può dare risposta: siatene gli a­raldi! Il Papa vi è accanto con la sua preghiera e con la sua benedizione.
Benedetto XVI

Incontri di relazione:dalla vita all fede
Chiesa di Santa Maria della Vittoria
Via XX Settembre,17 Roma
Domenica 1 febbraio 2008 ore 17,00

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