
Carlo Cardia
Si ha l'impressione che sulla questione della famiglia si continui a creare confusione, ad alzare cortine fumogene, a non voler cogliere l'essenziale. La recente Nota della Conferenza episcopale italiana ha avuto, invece, il merito di far risaltare il carattere strategico che le scelte del legislatore in questa materia hanno per la società, ed è bene parlarne.
Tutti noi sappiamo che ogni svolta storica importante si conclude con l'affermazione di nuove leggi che si ispirano ai suoi valori. E che ogni fase nuova si consolida con un contratto sociale che è alla base della società e delle sue istituzioni. Il contratto sociale più antico della storia umana, al punto che non se ne ricordano nemmeno le origini, è quello sulla famiglia, anche perché questa viene prima dell'organizzazione sociale e dello Stato. Per questo motivo il costituente italiano ha formulato le belle parole che figurano nel nostro patto fondamentale per le quali «lo Stato riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio».
Cambiare quelle parole, o metterle tra parentesi facendo finta che non esistono, vuol dire intaccare il patto più antico che si conosca, vuol dire assumere la famiglia naturale come elemento residuale rispetto ad altre forme di relazioni umane. È sufficiente porre a confronto le parole della nostra Costituzione con quelle che introducono la proposta di legge sui Dico, e per le quali si riconoscono «diritti, doveri e facoltà a persone, anche dello stesso sesso, che convivono senza vincoli di matrimonio». Si faccia il confronto, anche testuale, tra le parole della Costituzione e quelle scritte nella proposta sulle convivenze e si vedrà subito lo stravolgimento che ne deriva, si vedrà subito che viene declassato il valore del matrimonio e stravolto il concetto stesso di famiglia, estendendolo alle coppie omosessuali.
In questo modo cambia la natura della legge, che non è più a misura d'uomo, ma si piega ad accogliere tutto ciò che c'è nel mondo dei fatti, anche se transitorio ed effimero. Una volta cambiati i principi della Costituzione, cambia il rapporto tra etica e società. Perché la legge si insegna nelle università, della legge si parla nelle scuole e nelle famiglie, i suoi principi essenziali diventano parte del senso comune della gente, a cominciare dai giovani.
Sta qui la posta in gioco più grande. Ai giovani la legge direbbe di essere indifferente alla forma che assumono le relazioni umane fondamentali, quelle da cui nascono i figli che devono essere aiutati, formati ed educati nella crescita. Ai giovani la legge direbbe che eterosessualità e omosessualità sono la stessa cosa, che la scelta tra l'una o l'altra è intercambiabile perché lo Stato le pone sullo stesso piano, direbbe insomma che la famiglia non interessa più la collettività e che ciascuno può comportarsi come crede. Nessun'altra indicazione, nessuna preferenza, come in una normale questione di mercato.
Sta qui il carattere strategico della questione familiare. Chi può realisticamente ritenere che una normativa formulata in pochi giorni possa cancellare secoli di storia e di umanesimo giuridico, senza che importanti forze sociali, religiose e laiche, che avvertano i rischi che si aprono per le nuove generazioni, facciano sentire con serenità e fermezza la propria voce? Sarebbe ingenuo pensarlo, sarebbe comunque un errore.
L'argomento che in Italia, e solo in Italia, viene utilizzato per difendere la proposta sui Dico è quello della laicità dello Stato. Ma questo argomento è solo una cortina fumogena perché in nessun Paese del mondo laicità vuol dire indifferenza verso ogni principio morale, tanto meno verso principi essenziali come quelli sulla famiglia. In realtà, la laicità viene utilizzata solo come paravento per evitare una discussione nel merito degli argomenti che resta imbarazzante per i sostenitori della proposta legislativa sui Dico.
Invece, saranno proprio gli argomenti di merito al centro di un grande dibattito che coinvolgerà il Paese e la gente nelle settimane e nei mesi prossimi. Il sentimento popolare profondo avverte che con quella improvvida equiparazione tra eterosessualità e omosessualità si finisce per sradicare uno dei capisaldi della società, una concezione dell'essere umano che è tra gli ancoraggi più profondi della nostra vita collettiva
Pace a colui che ha scritto e a chi legge.
Pace a coloro che amano il Signore
in semplicità di cuore.
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