
Caro Direttore,
balli, musica e divertimento: questa è la vita... No, non è vero, la vita non è solo questo, sarebbe troppo facile solo con questi elementi dire che la vita è bella. Io sono una bambina di 10 anni, mi chiamo Marianna e vi dico che la vita è meravigliosa. Meravigliosa nonostante tutto... Meravigliosa perché Dio mi ha fatto risvegliare da un sonno dove ero caduta pochi mesi fa a seguito di una convulsione procurata da un computer e che mi aveva spedita alla rianimazione dell’ospedale Santobono. Meravigliosa perché, io che avevo paura delle ambulanze ero riuscita, quando mi sono sentita meglio, ad aiutare gli altri bambini che stavano male e a giocare con loro. Meravigliosa perché riesco a solo 10 anni a portare la carrozzella di mio padre... He! ...avevo dimenticato di dirvi che mio padre è un «diversamente abile», mi ero dimenticata, perché mio padre per me è «normale» con la sua carrozzella. Ho imparato anche che non si dice disabile ma «diversamente abile». Lo sapete perché? ...perché lui e tutte le altre persone come lui abili in modo diverso, sono abili perché hanno capito più di tutti che la vita è bella. Persone che hanno sofferto e sorridono. Io, a volte lo prendo in giro perché lui (mio padre), non ha le gambe e gli dico: «Papà ti sei ristretto?». Lui sorride perché capisce che io se riesco a scherzare sulla sua condizione è solo perché non mi importa se ha o non ha le gambe... L’importante è che lui c’è! Sì, quando ero più piccola mi ricordo che piangevo perché all’uscita della scuola vedevo sempre gli altri papà a prendere i bambini, li vedevo andare via mano nella mano, mentre il mio era o a letto o in ospedale. Piangevo quando non era presente alle mie recite scolastiche perché c’erano molti gradini e lui non poteva salire, piangevo quando gli altri bambini mi dicevano: «Tuo padre non ha le gambe!» Poi una volta questa cosa l’hanno detta a mia sorella a cui voglio molto bene, gli scendevano le lacrime e io allora risposi: «Mio padre non ha le gambe, ma il tuo non ha la testa», da allora non ho pianto più per questa cosa. Mio padre è una persona piena di vita, è allegra e divertente, gioca sempre con noi, ci ha insegnato che la vita è un dono di Dio. Lui fa divertire anche i nostri amici quando vengono a casa. Mi ricordo che prima dell’operazione, quando stava sempre male, lui aveva dolore. Spesso c’erano medici a casa, ma mio padre ci teneva comunque allegri... «bisogna continuare a vivere bene» ed aveva ragione lui perché tanti stanno peggio di lui e quindi... grazie Dio! Io alla fine di questo racconto voglio dire che anche se abbiamo sofferto tutti per mio padre, per tante cose, pensiamo che la vita è la vita. Sorridete, giocate, divertitevi anche sui problemi, perché la vita è bella.
Marianna Russo
V elementare
Caserta
La tua lettera, cara Marianna, è una boccata d’aria fresca. Uno squarcio di azzurro in un clima generale di preoccupazione, di incertezza, di tristezza, reso ancor più pesante dalla troppa disinvoltura con cui molti giornalisti rimarcano i fatti negativi a discapito di quelli positivi, del bene che pur è presente e agisce nel mondo. Certo nella vita esiste il dolore, la sofferenza: tu stessa nei hai fatto esperienza, con la tua malattia e con quella di tuo papà, che oggi conduce un’esistenza «diversa». Ma nella sua «diversità», in quella che sembrerebbe solo una disgrazia, lui è stato ed è per te un grande papà, e ciò traspare chiaramente nella gioia delle tue parole. Quest’amore per la vita che egli – pur infermo – è riuscito a trasmetterti, è il dono più grande che un figlio possa ricevere dai genitori: perché è un dono che non passa, e che aumenta di valore nel tempo. Per questo tu sei una bambina fortunata, più fortunata di tante altre. È bello sentirsi richiamare, dalle parole semplici e dirette d’una persona di soli dieci anni, al mistero straordinario del nostro essere al mondo: se esistiamo è perché Qualcuno ci ha voluto e ci vuole bene, e ci ama così come siamo, senza guardare alla nostro essere più o meno «perfetti» secondo i banali criteri televisivi. Le lacrime che da piccola hai versato per le difficoltà di tuo padre non sono andate perse; anzi sono divenute le perle della tua saggezza, il tesoro che ti è stato regalato per capire quanto è misterioso, grande e comunque bello il nostro trovarci qui, nelle circostanze che ci sono toccate in sorte, belle o brutte che appaiano, e che nessuno può scegliersi. È questa la vita nella quale ciascuno può cercare la felicità per la quale tutti siamo stati creati e che spesso non sappiamo più vedere o desiderare, perché ci complichiamo con tante cose inutili, inseguendo un’idea di felicità che non è quella vera e duratura. Grazie, Marianna, per averci ricordato queste cose fondamentali con la spensieratezza innocente che è propria dei bambini. Un augurio di cuore per la tua famiglia e, soprattutto, per te: che il futuro possa darti tutto ciò che di buono desideri.
Martedi 27 marzo Avvenire
Pace a colui che ha scritto e a chi legge.
Pace a coloro che amano il Signore
in semplicità di cuore.
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