Se la politica diventa teatrino d'incertezze i giovani volgono lo sguardo altrove
Di Maria Romana De Gasperi
Quale ruolo ha nel 2007 il cristianesimo nella vita politica? Al sorgere della democrazia in Italia, dopo l'ultima guerra, essere di religione cristiana portava a schierarsi in un partito che dichiarava di tenere presenti i principi di giustizia sociale, di rispetto della persona umana e di carità che facevano parte della cultura europea. Essere politici cristiani comportava anche il riconoscere a chi seguiva altre vie il rispetto per le loro idee. Le battaglie in Parlamento erano dure, ma fatte su ideali concreti, su visioni differenti del sistema di vita. Errori, disonestà intellettuali, incapacità, presunzione ce n'erano anche allora perché sono difetti dell'umanità, ma quando il popolo veniva chiamato a scegliere i propri rappresentanti sapeva dove trovarli. Oggi anche la politica ci dà esempio di quella incertezza, di quel malessere che vive nella società in cui siamo immersi. Come si fa a proporsi difensori della famiglia quando la propria è in disordine? Come si può difendere una giustizia per i meno abbienti quando ci si fa fotografare sulla propria barca e si gode di stipendi al di sopra della fantasia della maggior parte del popolo che si dice di difendere? Le parole, gli atti dei nostri politici non corrispondono più al loro personale modo di vivere e quindi non ci si può meravigliare se la politica viene abbandonata, non suscita interesse, non commuove più nessuno. La stampa può gridare a grandi titoli la caduta del governo, ma la partita di calcio della sera ha goduto di maggiore spazio nei discorsi della strada, dei bar, nell'interno delle case. «Hai visto che è caduto il governo? No non ho avuto il tempo di guardare la televisione e poi ho dimenticato di prendere un giornale. Ho tanto da fare». Questo il discorso che si sentiva l'altra sera. Se si ha la parola facile e si ha una polemica che appoggia su reali difficoltà del Paese si può riempire una grande piazza e suscitare momenti di plauso, ma non ci si deve ingannare perché il più grande sport degli italiani è diventato quello di stare a vedere se i propri battimani servono a dare un cambio al governo del momento per abbandonarlo poi per il maggiore offerente. L'errore degli ultimi venti o trent'anni è stato l'abbandonare completamente l'educazione politica per i giovani. Nessun partito ha più curato con una scuola, come si faceva cinquant'anni fa, chi avrebbe preso in mano in futuro le redini della cosa pubblica. I nostri giovani su questo tema non sanno nulla. Anche la scuola statale ha lasciato cadere quel poco che si insegnava di «educazione civica» che sta alla base del vivere civile, dell'essere cittadini coscienti e responsabili. Non possiamo abbandonare alla droga, alla perversione, la generazione che cresce. Il loro essere violenti sotto ogni forma, è un grido di aiuto che ci viene dato, quando ciò che di positivo vive loro accanto, non viene conosciuto, né proposto con forza e con fiducia. Forse questo è il compito del cristianesimo dal 2007.
Sabato 24 febbraio 2007-Avvenire-
Pace a colui che ha scritto e a chi legge.
Pace a coloro che amano il Signore
in semplicità di cuore.
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