martedì 21 aprile 2009

RAGAZZI A TOLLERANZA ZERO. GIOVANNI E' STATO UCCISO

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Santa Maria della Vittoria

Giovanni Tagliaferri è stato ucciso. Una coltellata gli ha reciso l’arteria femorale. È successo pochi giorni fa a Napoli. Tre coppiette stanno passeggiando tenendosi per mano, guardando il mare. Non hanno cattive intenzioni, vogliono solo divertirsi. Un’auto si affianca. A bordo i cinque occupanti cominciano a rivolgere alle ragazze quelli che le cronache definiscono «apprezzamenti pesanti» che non piacciono ai loro accompagnatori.Nasce un diverbio tra i due gruppi.Poi dalle parole ai fatti il passo è breve. Giovanni è alla guida e, anziché chiudere il finestrino e tirare avanti, scende dall’auto. Non ci è dato di sapere per fare cosa.Forse voleva mettere la pace tra i litiganti, forse voleva minacciare o menar le mani. Forse... forse... Una lite tra ragazzi non è il meglio da augurare, ma nemmeno la fine del mondo quando si conclude con uno spintone. Invece, ancora una volta, compare un coltello. Lo ha a portata di mano il giovane che si avventa su Giovanni. Era uscito di casa portandoselo dietro. Perché?Per potersi difendere qualora venisse aggredito, o per poter a sua volta aggredire? Quante armi in giro nelle nostre città in periodo di pace! Il tempo di estrarla, la lama, e subito parte un fendente. Forse non vuole uccidere, il bullo, e punta alla coscia. Non conosce però l’anatomia, non sa che esiste l’arteria femorale, né per dove passa. Forse vuole solo intimorire e mettere in fuga i maleducati.Forse... forse... Vibra con forza e colpisce in pieno. Trasportato all’ospedale, Giovanni, dissanguato, muore poco dopo. A poche ore dalla Pasqua, è già finita la festa per lui, i suoi amici, la sua famiglia. Ma è fine della festa anche per i suoi improvvisati nemici di cui neanche conosceva il nome e ne aveva solo intravisto il volto. Finisce la festa e inizia un dolore che in tanti cuori non avrà tregua. Dolore a cui la rabbia toglie anche il sollievo delle lacrime. Rabbia che cerca a tutti i costi un appiglio a cui aggrapparsi, perché peggio della morte c’è l’assurdità con cui essa è accompagnata. Inizio di una sofferenza verso la quale nessuno ha il diritto di tentare risposte sciocche o preconfezionate.Davanti a questo ennesimo fatto di sangue è inutile gridare contro le istituzioni o inveire contro il destino maledetto. Bisogna, invece, tentare di calarsi nel variegato mondo giovanile per cercare di capire e intervenire. Occorre prendere atto di trovarsi di fronte a persone che potremo definire dalla 'tolleranza zero', incapaci, cioè, di opporre un minimo di pazienza, di buonsenso, di bonaria ironia ad una situazione che dovesse presentarsi inaspettata. Giovani non educati a discernere ciò che è importante, essenziale, da ciò che non lo è. Incapaci di reagire con furbizia alle provocazioni di un balordo o di uno che ha alzato il gomito. Ragazzi a cui va ripetuto continuamente da insegnanti, genitori, amici che nel bagaglio della propria esistenza, non deve mai mancare la virtù della prudenza e il rispetto per la vita degli altri. Possibile, mi chiedo, che nessuno abbia insegnato ai cinque giovanotti in auto che non è elegante fare complimenti alle ragazze altrui? Possibile che ignorassero che a Napoli è ritenuto offesa grave permettere a qualcuno di insidiare la propria donna senza intervenire? Attaccabrighe? Di certo non galantuomini. Possibile che per una parola, brutta quanto vuoi, si uccide un uomo e si perde per sempre la pace, diventando in pochi istanti un assassino? Tante cose non sapremo mai. Forse si è trattato di una fatale disgrazia...forse... forse. Ciò che, invece, sappiamo con certezza è che una vita è stata spezzata in una bella serata di festa. Inutilmente, stupidamente, perché – dispiace ammetterlo – tanti nostri giovani non sanno neanche divertirsi.
MAURIZIO PATRICIELLO
Pace a colui che ha scritto e a chi legge.
Pace a coloro che amano il Signore
in semplicità di cuore. 

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